lunedì 21 maggio 2007

Il gelataio

Il vecchio gelataio teneva il suo carretto proprio dove finiva il paese, e il paese finiva sul molo.
Mi trovai a passare di là in un pomeriggio di ottobre tiepido di sole. Non avevo mai amato il gelato autunnale, ma la solitaria bellezza della scena mi invogliò ad esserne partecipe. Sentivo che un giorno avrei ricordato meglio quel tramonto sul mare se avessi accompagnato il gusto alla vista.
Mi avvicinai, già interrogandomi sui gusti a disposizione quando mi accorsi che le vasche erano quelle che non vedevo più da tanti anni, con il loro impenetrabile coperchio di alluminio e un pomello di legno nel mezzo. Fui costretto quindi ad alzare gli occhi in cerca del vecchio, recuperando quel tempo in cui si doveva incrociare lo sguardo autorevole del gelataio per domandare il segreto di quegli scrigni misteriosi e ammalianti. Lui mi guardò senza parlare, in un modo tale che pensai m’avesse scambiato per qualcuno che conosceva, e poi disse:
- E’ inutile che mi chiedi i gusti, bambino...
“Ma è matto? Mi dà del bambino a quarant’anni...” pensai.
Lui continuò:
- ...Ho soltanto il gusto torrone. Ma è quello che ti piace di più, no?
Stavo per rispondere “su questo ha ragione” ma lui proseguì:
- Peccato che oggi ti capiti il gelataio. Io non posso offrirti che questo. Ma è comunque importante, anche per me: sai, è l’ultimo che faccio... domani chiudo.
- Allora mi piacerebbe che me lo lasciasse fare da me: saremmo assieme nel ricordo di entrambi.
- Mi spiace: non puoi, sono io che l’ho creato, ma il ricordo è tuo. A me che resterebbe?
Così lo lasciai fare. Anche lui mi passò vicino e scomparve nel tempo.